In un numero sempre crescente di casi, l’azienda si vede tenuta in scacco, e spesso costretta a scendere a compromessi pur di mantenere lavoratori dalle competenze indispensabili.

Per non rischiare di perdere un lavoratore chiave il titolare acconsente a paghe fuori mercato, orari su misura e trattamenti non ortodossi.

La sensazione è quella di subire un ricatto: da una parte la prospettiva di perdere lavoro ed avere macchine ferme, dall’altra c’è l’alternativa di tenersi personale in azienda che non lo meriterebbe per meriti ed atteggiamenti, e per di più pagarlo molto.

I buoni operai che vanno in pensione non sono rimpiazzati da altrettanti buoni apprendisti che finiscono gli studi. Dalle scuole i buoni candidati sono sempre più rari perchè c’è sempre meno gente che sia disposta a sporcarsi le mani e che abbia voglia di lavorare.

La nostra stima è che ogni 5 buoni lavoratori che vanno in pensione ci sia un solo giovane che inizia la carriera di officina.

Ma non tutto è perduto.

La chiave del problema è una strategia che può essere messa in atto oggi stesso. Probabilmente necessiterà di qualche tempo per dare tutti i frutti, ma già dall’inizio può portare molto beneficio.